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Keyword Stuffing, letteralmente, significa “imbottitura di parole chiave”. Si tratta di una tecnica, ormai obsoleta e rischiosa, che ha l’obiettivo di posizionare un sito web riempiendo di parole chiave le pagine che lo compongono.
Immaginiamo un panino imbottito enorme ed estremamente farcito, talmente pieno da non stare in piedi, figuriamoci da addentare: ecco, quel panino è come un sito web “imbottito” di parole chiave, a caso, senza senso e in modo ostinato.
A volte questa strategia offre risultati, certamente brevi e non duraturi. Nella maggior parte dei casi, invece, si rivela essere un boomerang molto dannoso in termini di posizionamento. Vediamo meglio di cosa si tratta e perché se ne parla ancora oggi.
Keyword Stuffing: cos’è e come funziona
Come suggerisce lo stesso Google in questa pagina della documentazione per la SEO, la tecnica consiste nel posizionare in modo esagerato le parole chiave nelle pagine dei siti web, sia in “chiaro” che nascoste agli occhi degli utenti. Chi la utilizza confida nella presunta ingenuità del bot di scansione dei motori di ricerca che, in quanto tale, non è in grado di “leggere” come un umano. Di conseguenza la presenza massiccia delle parole chiave in un testo, verrebbe interpretata dal bot come segnale di coerenza e qualità del contenuto.
Esistono tre modi per fare keyword stuffing. Mi preme ribadire che queste strategie comportano penalizzazioni e conseguenze spiacevoli, per cui occorre esserne consapevoli prima di agire.
In tutti e tre i casi i motori di ricerca possono accorgersi dell’utilizzo di keyword stuffing e far perdere parecchie posizioni al sito web. Recuperare la situazione non è sempre facile e, il più delle volte, può rivelarsi anche parecchio dispendioso.
1. Parole chiave eccessive e forzate
Le parole chiave possono essere posizionate in modo visibile, ripetendole in modo innaturale e forzato in un testo. La lettura di un contenuto del genere, tuttavia, risulterà ostica e innaturale al punto da scoraggiare le interazioni da parte delle persone.
2. Keyword nascoste “nel codice”
In alternativa le parole chiave possono essere nascoste agli occhi degli utenti, adottando piccoli espedienti per renderle visibili solo ai bot di scansione. Anche questa, tuttavia, è una pratica obsoleta e di cui mi sento di scoraggiare l’uso, se non a fini di studio o di analisi.
3. Cloaking: parole chiave manipolate
Fare cloaking significa ingannare il motore di ricerca, mostrandogli un contenuto differente rispetto a quello che, invece, viene visualizzato dagli utenti. Si tratta di una strategia ingannevole che, magari, agli albori della SEO poteva rivelarsi redditizia per qualche tempo. Al giorno d’oggi, invece, non ha più senso metterla in pratica perché i motori di ricerca impiegano tempi rapidissimi per intercettare manipolazioni o violazioni degli standard della community.
Come fare Keyword Stuffing senza ricevere penalizzazioni
Non è possibile fare Keyword Stuffing senza ricevere penalizzazioni o, comunque, senza uscirne danneggiati. Scegliere di approcciarsi alle pratiche “dark” della SEO può anche offrire risultati, non lo nego. Il punto è che non ripaga nel tempo e, quindi, non aiuta a solidificare la crescita online di aziende come un ristorante, un salone di hair stylist o un’officina specializzata.
Il problema è molto più spinoso di quanto si possa pensare. Vista la complessità dei criteri con cui i motori di ricerca indicizzano i siti web, può capitare a chiunque di commettere violazioni senza saperlo.
Un esempio pratico di violazione “inconsapevole”
Prendiamo ad esempio il caso di un produttore di olio extravergine d’oliva che ha un bel sito web con catalogo, descrizioni, belle fotografie e un blog. Tra i vari contenuti sarà necessario ripetere varie volte parole come olio extravergine d’oliva, olive, frantoi e così via…
Queste ed altre parole, per capirci, saranno ripetute con una certa frequenza nel sito web perché non è possibile fare altrimenti. A questo punto c’è da chiedersi: il sito web può essere penalizzato anche se non può fare a meno di ripetere le stesse parole su ogni pagina e su ogni articolo? Dopotutto produce olio evo: qual è il limite da non superare?
Keyword density: lo strumento per bilanciare le parole chiave nel testo
La verità è che non c’è un numero massimo di parole chiave consentite per pagina. La penalizzazione da parte dei motori di ricerca avviene quando l’utilizzo delle parole chiave si fonda sulla manipolazione.
Questo significa che i motori di ricerca considerano violazioni i tentativi di aggirare le norme per ottenerne un beneficio immeritato. In ogni caso, per togliersi ogni dubbio, basterà eseguire un piccolo calcolo con un tool apposito o manualmente, ovvero la keyword density. Si tratta della percentuale di volte in cui la parola chiave viene ripetuta nel testo in rapporto al numero totale di parole complessive, la densità, per l’appunto.
Ci tengo a ricordare che la densità della parola chiave non è un valore rilevante entro certi limiti, cioè rispetto all’uso spam e alle pratiche di manipolazione o di aggiramento delle norme.
Ciò che Google penalizza, per capirci, è il tentativo da parte del proprietario del sito web di aggirare le regole per beneficiare di un miglior posizionamento: in poche parole, barare.
Consigli per usare le parole chiave senza esagerare
Dal lato opposto al Keyword Stuffing ci sono le buone pratiche SEO, cioè quelle che permettono di creare radici solide e di garantire una crescita costante nel tempo. Mi riferisco ad attività come:
- effettuare una ricerca delle parole chiave e stabilire quali utilizzare in base agli obiettivi;
- creare un piano editoriale SEO, inserendo le parole chiave in modo naturale e ben correlate al contesto;
- fare link building e digital PR pulite, con trasparenza informativa e un utilizzo naturale delle parole chiave rilevanti.
Le parole chiave possono, anzi, devono essere utilizzate anche “all’interno” del sito web, cioè attraverso quelli che sono noti come meta-tag. Utilizzarle in modo corretto, tecnicamente e strategicamente, è un lavoro da esperti perché richiede la capacità di agire su file e linguaggi complessi sul backend del sito web.
Strategie SEO per evitare keyword stuffing e penalizzazioni
Google ha chiarito in modo inequivocabile nella sua mission quali sono i criteri di qualità di un sito web. L’azienda, infatti, si prefigge di “organizzare le informazioni di tutto il mondo e renderle accessibili e utili a livello globale”. Dinanzi a qualsiasi cambiamento sociale, quindi, Google darà sempre priorità alla qualità dell’esperienza di navigazione da parte delle persone.
Il miglior modo per tenere sotto controllo l’utilizzo delle parole chiave è dotarsi di strumenti di analisi e agire dopo aver pianificato obiettivi e strategia. Senza una riflessione a monte, senza un piano da seguire, è difficile capire se le nostre azioni ci porteranno dei risultati. Qui di seguito, per l’appunto, ti spiego quali sono le strade da seguire in base alla tipologia di sito web da ottimizzare e come imparare ad utilizzare le keyword più importanti.
Strategie per siti web aziendali e professionali
Per gestire un blog, o siti web che pubblicano molti contenuti, ritengo sia doveroso iniziare dal piano editoriale. Pianificare i contenuti è alla base di ogni strategia SEO anche perché ci permette di schivare una serie di rischi derivanti dall’uso delle parole chiave in modo strategico.
Uno di questi è la cannibalizzazione, cioè l’utilizzo di parole chiave simili in più pagine del sito web. Si tratta di un problema molto diffuso e che comporta un peggioramento del posizionamento perché le pagine del sito web entrano in concorrenza tra loro.
Anche un avvocato, un consulente o un tecnico specializzato possono trovarsi dinanzi allo stesso problema: quante parole chiave utilizzare per non subire penalizzazioni? Purtroppo non c’è una risposta secca a questa domanda perché tutto dipende dal caso specifico. Ciò che posso dirti è che la virtù sta nel mezzo e che devi sempre dare priorità all’utente che navigherà il sito web.
Strategie per e-commerce
L’e-commerce può essere costretto ad utilizzare un ristretto gruppo di parole chiave, soprattutto se opera in una categoria merceologica o di servizi piuttosto “verticale”.
In questo caso sarà necessario agire prima di tutto a livello on-site, cioè sulla struttura di pagine di prodotto, pagine web e contenuti del blog: ogni titolo, ogni fotografia e ogni contenuto dell’e-Commerce dovrà avere titoli e descrizioni adeguate agli standard di qualità promossi da Google. Il sito web dovrà essere veloce nel caricamento, sicuro per gli utenti e facile da scansionare dai bot.
La complessità della gestione dell’eCommerce deriva proprio dal fatto per cui è uno strumento delicato, che svolge parecchie automazioni e che deve garantire qualità nella navigazione di una grande quantità di pagine, contenuti ed informazioni.
In questo caso la densità delle parole chiave dovrà tener conto degli argomenti trattati nel blog e dei prodotti dello shop, raddoppiando le attività necessarie di cui prendersi cura in ambito SEO.
Conclusioni
Ogni sito web, a prescindere dalla tipologia, deve sempre aver cura sia degli utenti che dei bot dei motori di ricerca. I più recenti update di Google, non a caso, hanno concentrato molto l’attenzione sulla qualità informativa dei contenuti e sono certo che, anche in futuro, continueranno a privilegiare originalità, sicurezza e trasparenza dell’esperienza di navigazione.
Oggi abbiamo imparato che ripetere una o più parole chiave in un contenuto per farlo posizionare non è molto sensato, soprattutto per chi vuole ottenere risultati tangibili e duraturi.
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